a cura di: Veronica Remordina
13/06/2018
Tante donne e future mamme, durante la gravidanza, si preparano mentalmente e fisicamente alla nascita del loro bambino. Spesso ciò che accade è che quando scatta "l’ora X" arrivano mentalmente pronte all’ospedale, ma qualcosa cambia in loro e quella che era un’immagine rosea e coraggiosa di sé, durante il parto viene letteralmente sostituita da pensieri di rassegnazione, di chiusura e di paura, a volte, purtroppo anche affiancati da circostanze negative o da complicazioni.
Una spiegazione a tutto ciò la si
trova nel funzionamento del cervello.
Il parto infatti è un processo
naturale che viene guidato nelle donne, come anche nei mammiferi, dalla
struttura cerebrale più arcaica. Nella parte più primitiva del cervello, che
abbiamo in comune anche con i mammiferi, vengono rilasciati gli ormoni che
facilitano il parto e le contrazioni uterine. Se questa parte del cervello potesse lavorare senza interferenze
provenienti dai sensi permetterebbe un parto, escluse complicazioni, il più
possibile veloce, naturale e sereno. Qual è quindi la più grande
interferenza che ostacola questo processo?
La neocorteccia! La neocorteccia
è la parte del cervello più recente e anche la più evoluta negli uomini ed è
quella parte del cervello che inibisce i compiti del cervello arcaico.
Cosa fa attivare la neocorteccia tanto da ostacolare il parto naturale? Nella neocorteccia vi è la sede del pensiero razionale e del linguaggio e quando uno stimolo esterno, come ad esempio: il medico o l’ostetrica che parlano di bisturi, di misurazioni e di farmaci, la visione del lettino o della bombola di ossigeno, o gli odori tipici delle sale chirurgiche si fanno largo, attraverso i sensi, nella mente della partoriente, attivano il pensiero razionale della neocorteccia stessa, e al contempo spengono letteralmente il cervello arcaico che stava lavorando secondo natura. Molti studi sostengono che per facilitare il parto e per vivere senza paure e con maggiore serenità questo momento, sarebbe utile riconnettersi con ciò che fanno i mammiferi di ogni specie: si isolano e cercano piccoli cantucci intimi dove partorire. “Per esempio la pecora che vive nel gregge, si separa dal gruppo quando la nascita è imminente. La scimmia macaco rhesus lascia il gruppo, va ai confini della foresta e si nasconde lì. La femmina del topo, che è una specie di roditore notturno partorisce di giorno.” (Michel Odent)
Il comportamento innato dei mammiferi suggerisce che le femmine partorienti hanno bisogno di intimità, di silenzio e di piccoli cantucci bui. In effetti loro sanno bene come facilitare il parto, lasciando che gli ormoni svolgano il loro lavoro senza la preoccupazione di distrazioni esterne. Tutto questo in molti paesi è conosciuto e ci sono percorsi di accompagnamento al parto che aiutano le future mamme ad associare l’ospedale ad un posto positivo, dove le sale parto sono intime, curate, accoglienti, colorate e non fredde e ospedalizzate come nella maggior parte dei casi. In alcuni posti viene anche ridotto il numero di passaggi da una camera all’altra, permettendo alla futura mamma di partorire dove si trova, le luci sono anch’esse un’attivatore della neocorteccia e negli ospedali più evoluti vengono tenute soffuse.
Tags: #Cervello
Veronica Remordina è Fondatrice di ECS Educational Coaching School, la scuola che con il suo Master in Parent Coaching ha già fornito strumenti pratici e concreti a centinaia di educatori, pedagogisti, psicologi ed esperti familiari.
È creatrice del primo protocollo di Parent Coaching in Italia.
Scrive per la nota rivista Coach Mag - il Magazine del Coaching e della Formazione.
Per il suo lavoro di divulgazione anni fa fu chiamata a parlare alla conferenza internazionale del TedX. E' proprietaria dei marchi registrati e dei siti originali www.parentcoaching.it e www.educationalcoaching.it
Tiene corsi on line e in tutta Italia.
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