a cura di: Veronica Remordina
31/07/2017
L'empatia è una fra le doti più preziose dell’essere umano: l'empatia, la collaborazione fra pari, l’uso di strategie condivise, lo stare bene assieme sono qualità che costituiscono il bagaglio per la crescita sociale di ogni persona.
A volte, però, a causa di eredità culturali o pratiche sociali condivise, vengono inconsciamente messe in atto azioni educative che possono avere risultati diversi da quelli sperati. Una di queste è l’incitamento alla competizione nei bambini.
Molti bambini, soprattutto nelle società occidentali, vengono spronati a primeggiare e ad essere competitivi con frasi del tipo: “facciamo a gara a chi arriva primo?”, “chi arriva per primo alla macchina vince”, “vediamo chi è il più bravo” e vengono coinvolti in attività in cui ci sono di conseguenza vincitori e vinti, dove viene enfatizzata l’importanza di essere quelli che vincono. La convinzione, errata, che sta alla base di questo atteggiamento è che il bambino aumenti la sua forza interiore e la sua autostima, in realtà in questo modo è più probabile che un bambino sviluppi col tempo comportamenti aggressivi con i suoi pari e atteggiamenti arrendevoli di fronte alle sfide che reputa complesse. Anche gli studi lo dimostrano, i bambini incitati a giochi competitivi, sono maggiormente soggetti a problemi comportamentali, oltre che a livelli più bassi di rendimento scolastico e a livelli più alti di aggressività (Kohn, 1992).
Che cosa succede quando un bambino viene incitato alla gara e alla competizione? Ciò che si innesca è un meccanismo di forte conflittualità che prevede la contrapposizione di due figure, il vincitore e il perdente. Un bambino diventa vittorioso a scapito della felicità dell’altro bambino e questo aspetto è l’esatto opposto dell’empatia, dote invece preziosissima per l’individuo. Inoltre un bambino spronato alla gara per arrivare primo, è più probabile che diventi risultato-dipendente ovvero che stia bene solo quando vince e riceve un riconoscimento esterno, in questo modo è più probabile che si ritragga da tutte quelle sfide, anche della vita quotidiana, in cui non è certo di ricevere un riconoscimento positivo.
Cosa succede invece quando i bambini sono coinvolti in giochi di cooperazione finalizzati al DIVERTIMENTO?
I giochi cooperativi, per loro natura, richiedono una coordinazione di sforzi e di strategie fra 2 o più partecipanti, che hanno un forte coinvolgimento mentale e scambi comunicativi utili alla crescita e allo sviluppo cognitivo, questo tipo di attività incoraggia il lavoro di squadra e il sostegno reciproco. Gli studi hanno anche dimostrato che i giochi cooperativi sono correlati ad un aumento nell’autostima e all’accettazione di sé (Bay-Hinitz; et al. 1994). In sostanza un’educazione basata sulla cooperazione, sulla collaborazione positiva e sull’interazione empatica è la chiave che pone le basi per uno sviluppo sano ed equilibrato.
Quindi come comportarsi?
Quando giochi con tuo figlio o quando lui gioca con i suoi amici:
Insegnagli a giocare PER DIVERTIRSI;
Insegnagli a giocare CON il suo amichetto/fratello piuttosto che contro di lui;
Apprezzalo per l’IMPEGNO/IL DIVERTIMENTO/LA COOPERAZIONE piuttosto che per il risultato ottenuto.
Veronica Remordina è Fondatrice di ECS Educational Coaching School, la scuola che con il suo Master in Parent Coaching ha già fornito strumenti pratici e concreti a centinaia di educatori, pedagogisti, psicologi ed esperti familiari.
È creatrice del primo protocollo di Parent Coaching in Italia.
Scrive per la nota rivista Coach Mag - il Magazine del Coaching e della Formazione.
Per il suo lavoro di divulgazione anni fa fu chiamata a parlare alla conferenza internazionale del TedX. E' proprietaria dei marchi registrati e dei siti originali www.parentcoaching.it e www.educationalcoaching.it
Tiene corsi on line e in tutta Italia.
Copyright © 2021 Brema Company S.r.l. - P.Iva 02479910024