a cura di: Veronica Remordina
16/12/2022
Manuale in PDF allegato a fine articolo a cura di Veronica Remordina
Benvenuti in questo articolo, in cui ti parlo di un
argomento che legittima, nel vero e proprio senso della parola, una mamma o un
papà a vivere la sua relazione con il figlio in modo libero e sereno.
Cosa imparerai?
Affronteremo insieme il tema di “come aiutare una mamma o un
papà, durante un percorso di Parent Coaching, a comprendere la paura e vivere
una connessione più libera e serena col figlio”.
Prima di tutto ti ricordo chi sono e il perché sono qui a
parlarti di Parent Coaching, io sono Veronica Remordina e da anni aiuto i
professionisti della famiglia ad acquisire strumenti e metodi concreti per distinguersi
agli occhi dei genitori, per sentirsi sicuri del loro approccio e per fare il
salto professionale tanto atteso e raggiungere la loro realizzazione, senza
buttare via anni e anni di studio e senza più sentirsi in difetto con le
famiglie.
Uno degli errori più comuni che viene fatto nel nostro
ambito è quello di considerare come "principali" le paure del figlio.
E’ vero che le paure di un figlio fungono spesso da motore, per il genitore,
per intraprende un percorso di Parent Coaching, ma non sono le uniche paure ad
esistere nella relazione genitore e figlio. Ci sono infatti delle paure che spesso
vengono tralasciate perché più sottese e nascoste, ed esse sono le paure del genitore.
Queste paure, ovvero quelle del genitore, sono quelle su cui
è imperativo di lavorarci in sessione, poichè rappresentano dei veri e propri
ostacoli per una educazione libera e serena.
Cosa significa tutto ciò? Che sì, è importante dare le
competenze interpersonali, al genitore, per affrontare le paure del figlio ma è
altrettanto importante dargli le competenze intrapersonali, di lavorare sulle sue
stesse paure quando esse si presentano.
Muoviamoci con ordine quindi.
In questo articolo, apprendi come impostare la sessione di
Parent Coaching quando di mezzo ci sono le paure dei genitori. Noi qui
affrontiamo l’argomento esattamente come lo affrontano i Parent Coach professionisti
miei studenti, ovvero considerando la paura nella sua espressione fisiologica,
quando il genitore o il bambino prova una paura come risposta ad una minaccia
mentale o ambientale reale. Ciò si differenzia dalla fobia, in cui noi non ci
addentriamo, dove la fobia è intesa come una continua e pervasiva attivazione
della paura collegata a oggetti di casa, a luoghi fisici, persone, animali,
situazioni, pensieri che impedisce alla persona di vivere appieno la sua vita
nella sua interezza, perché vede e sente pericoli ovunque tutto attorno.
Cos'è la paura?
La paura è l’emozione che si elicita quando una persona
percepisce uno stimolo interno a sé, come un pensiero, oppure esterno a sé come
una situazione, e che giudica al pari di una minaccia. Lo stato di tensione
spiacevole che si attiva nella persona ha una funzione di protezione, ovvero al
presentarsi della minaccia la persona è pronta a fuggire lontano dal pericolo,
oppure a immobilizzarsi per nascondersi, mimetizzarsi o mettersi al sicuro. Per
quanto spiacevole sia la paura, con la sua funzione di protezione, ha permesso
alla specie umana di proteggere la sua evoluzione. Come tutte le emozioni è da considerarsi
quindi utile e adattiva.
QUALI SONO LE PAURE PIÙ COMUNI FRA I GENITORI?
Devi sapere che, quando si parla di Genitori e Figli, possono
nascere delle paure che hanno una loro funzione adattiva ed evolutiva: per il
genitore infatti la paura nei confronti del figlio, lo supporta nelle sue
azioni educative soprattutto quando arriva il momento di mettere in guardia il
figlio stesso rispetto alla possibilità che gli possa succedere qualcosa.
COME SI COMPORTANO LE SCIMMIE?
C’è una popolazione di scimmie che vive in Brasile, sulle
pendici di un canyon profondissimo. Queste scimmiette si arrampicano ogni
giorno per decine e decine di metri di altezza, aggrappandosi alle pareti
friabili del canyon, per andare a dormire in alcune caverne naturali scavate
nella roccia e per mettersi al riparo dai predatori. La cosa interessante è che
ogni mamma scimmia quando al mattino sorge il sole e arriva il momento di
spostarsi verso la vegetazione per cercare nutrimento, prende il suo
cucciolotto e lo fa aggrappare ben saldo alla propria schiena e alla propria pelliccia,
per evitargli una caduta accidentale ai piedi del dirupo roccioso. Non lo fa arrampicare
o scendere da solo. Perché sa che questa operazione di spostamento è
estremamente pericolosa. Cosa spinge mamma scimmia a questa azione? L’emozione
della paura. E’ l’emozione della paura per la sopravvivenza del suo piccolino
che la mette in allerta. Questa paura è trascritta nel suo DNA, la fa agire in
modo istintuale, ciò che conta è la sopravvivenza del suo amato cucciolo, che
significa sopravvivenza della specie. Allo stesso modo quando una mamma o un
papà impedisce al figlio di fare un’azione reputata come una minaccia, la
dinamica messa in atto è la stessa. Ovvero proteggere il piccolo da un imminente
pericolo.
Un genitore che ha paura è del tutto normale
Una mamma o un papà: potrebbe avere paura che il figlio cada
e si faccia male mentre si arrampica su un albero, potrebbe avere paura che
uscendo con la neve senza l’abbigliamento adatto possa ammalarsi, potrebbe
avere paura che mangiando un boccone troppo grosso, di cibo, possa ingozzarsi...
Se davvero è tutto così facile e lineare allora dove sta il
problema?
Perché alcuni genitori si rivolgono ai professionisti della famiglia per lavorare sulle loro paure? Il problema non è un genitore che ha paura. Il vero problema è riuscire a “capire dove posizionare l’asticella della paura”. La paura infatti non può essere definita uguale per tutti. Ognuno, a parità di stimoli, ha un’attivazione diversa di tale emozione. L’esperienza, inoltre, mi ha insegnato qualcos’altro. Nell’ambito genitoriale c’è una difficoltà maggiore. Ciò che è trascritto nel DNA, è ormai sepolto sotto un multistrato di informazioni, convinzioni e credenze che impediscono al genitore di connettersi con il proprio istinto.
Per questo motivo io parlo di asticella della paura.
Durante una sessione di Parent Coaching, in cui si lavora sulla paura del genitore, lo scopo è:
O QUELLO DI AIUTARE UN GENITORE AD ABBASSARE IL LIVELLO DI
ATTIVAZIONE DELLA SUA PAURA COL FIGLIO, IN MODO DA GUIDARLO VERSO UNO STILE EDUCATIVO
PIÙ FIDUCIOSO SULLE SUE CAPACITÀ (QUELLE DEL FIGLIO), PER RENDERLO PIÙ AUTONOMO
E LIBERO; OPPURE QUELLO DI AIUTARE UN GENITORE AD ALZARE IL LIVELLO DI
ATTIVAZIONE DELLA SUA PAURA E PORRE REGOLE E LIMITI CON LA GIUSTA AUTOREVOLEZZA
QUANDO È DAVVERO NECESSARIO PER GARANTIRE IL BENESSERE DEL FIGLIO STESSO.
Su cosa soffermarti quindi, durante le tue sessioni di Parent
Coaching?
So bene che ciò di cui ti sto parlando apre ad una
moltitudine di corollari, per cui potrei scriverti un intero libro.
Soffermiamoci però su questi due punti perché diventano
cruciali per rendere eccellenti le tue sessioni di Parent Coaching.
1.Nel primo caso hai un genitore, mamma o papà, che ha fatto
della paura il suo stile educativo principale, per cui il bambino non è libero
di sperimentarsi e di sperimentare, neppure nelle situazioni in cui il pericolo
potrebbe essere minimo o minimamente preoccupazione, ma il beneficio a livello
di insegnamento, che un
bambino ne può trarre se ben guidato dal genitore sulla comprensione
emotiva dell’accaduto, è infinitamente maggiore rispetto alla paura stessa del
genitore). In questo caso le parole chiave da tenere a mente nelle tue sessioni
di Parent Coaching sono FIDUCIA, RESPONSABILITA’ e INCORAGGIAMENTO.
Puoi aiutare il genitore ad avere FIDUCIA nei confronti
delle potenzialità del figlio.
Puoi aiutare il genitore ad avere FIDUCIA nelle capacità del
figlio di superare l’accaduto.
Puoi aiutare il genitore ad assumersi la giusta
RESPONSABILITA’ delle conseguenze delle sue scelte, sia che l’esito sia
positivo, sia che sia negativo.
Puoi aiutare il genitore a dare il giusto INCORAGGIAMENTO al
bambino nelle sue fasi di scoperta e di sperimentazione del nuovo.
2. Nel secondo caso invece hai in sessione un genitore che o
non percepisce i pericoli in cui può incappare il figlio, oppure non riesce a
porre limiti e regole per dare una guida ferma e decisa quando il bambino si
trova in pericolo. In questo caso le parole chiave sono RESPONSABILITA’ e FERMEZZA.
Anche qui parliamo di RESPONSABILITA’ che in ogni caso è
come un filo conduttore di tutte le azioni e le scelte del genitore, e qui puoi
aiutare il genitore a comprendere che anche la mancanza di scelta o di azione
preventiva è sotto la sua diretta responsabilità. Non sempre il farsi male
porta ad un insegnamento, non sempre la frustrazione per uno spavento aiuta il
bambino a crescere, non sempre un pensiero spaventoso fortifica il bambino. E’
responsabilità del genitore tenere al sicuro il suo bambino!
Puoi inoltre aiutare il genitore a sviluppare la sua giusta
FERMEZZA: nel porre regole, nel pronunciare i giusti “no” e nel definire i
confini di ciò che è concesso e ciò che non lo è. Confini che poi, lui stesso diventa
in grado di mantenere e di rispettare, perché ha capito che sono fondamentali
per lo stato di benessere del figlioletto.
Veronica Remordina
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Veronica Remordina è Fondatrice di ECS Educational Coaching School, la scuola che con il suo Master in Parent Coaching ha già fornito strumenti pratici e concreti a centinaia di educatori, pedagogisti, psicologi ed esperti familiari.
È creatrice del primo protocollo di Parent Coaching in Italia.
Scrive per la nota rivista Coach Mag - il Magazine del Coaching e della Formazione.
Per il suo lavoro di divulgazione anni fa fu chiamata a parlare alla conferenza internazionale del TedX. E' proprietaria dei marchi registrati e dei siti originali www.parentcoaching.it e www.educationalcoaching.it
Tiene corsi on line e in tutta Italia.
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