a cura di: Veronica Remordina
16/08/2017
Un bambino che si sente ripetere spesso che è un disastro, che è pigro o che non è portato per questa o quell’altra cosa, potrebbe prendere queste parole alla lettera e iniziare a crederci. (Alessio Roberti)
Spesso e ingenuamente ci si rivolge ad un bambino con aggettivi poco positivi, aggettivi che fanno riferimento al suo essere “come persona” piuttosto che ai comportamenti che ha messo in atto. E’ un po’ come quando fra adulti o nell’ambito del lavoro vengono espressi giudizi indirizzati all’individuo, del genere: “sei un buono a nulla”, “sei una persona inaffidabile”, “sei un bugiardo” e così via, questo tipo di rimprovero non lascerebbe imperturbata nemmeno la persona più sicura di sé.
Allo stesso modo anche per un bambino i giudizi rivolti alla sua persona finiscono per appiccicarglisi addosso, per questo motivo vengono comunemente chiamati etichette, poichè rimandano il pensiero alle etichette con l’adesivo che si usano per dare un nome a qualcosa. Al pari degli esempi fatti poco sopra, come può sentirsi un bambino a cui viene ripetuto continuamente “sei un disastro”, “sei pigro”, “sei stupido”, “sei cattivo”, “sei un pasticcione”? Alla fine potrebbe crederci profondamente ed evitare tutte quelle azioni, attività, compiti in cui si sente in difetto per via dell’etichetta.
Questo tipo di rimproveri sono dannosi perché vanno ad intaccare l’identità del bambino nel suo insieme. Ti faccio un esempio: un bambino può essere intelligente, solare, estroverso e queste caratteristiche fanno parte di lui e della sua persona; se rompe un piatto di ceramica, invece, è un singolo evento che nulla ha a che fare con la sua persona. L’azione è sbagliata, lui va bene sempre così com’è.
La teoria che sta alla base delle etichette negative, è il cosiddetto concetto di sé. Ovvero l’insieme delle idee che ogni individuo ha su sé stesso, riguardo alle sue qualità fisiche e mentali e alle sue caratteristiche emotive e comportamentali. Il concetto di sé è un aspetto fondamentale nella vita di ogni persona perché funziona come un modello attraverso cui si strutturano le esperienze del mondo circostante.
Vista l’età dello sviluppo che caratterizza i bambini e considerando il forte impatto che questo tipo di linguaggio può avere sulla costruzione dell’identità negli adolescenti, ti consiglio di evitare il più possibile le etichette negative, sostituendole con frasi mirate all’azione come: “hai fatto così”, “hai rotto questo”, “hai sporcato quell’altro” ecc.
Veronica Remordina
Veronica Remordina è Fondatrice di ECS Educational Coaching School, la scuola che con il suo Master in Parent Coaching ha già fornito strumenti pratici e concreti a centinaia di educatori, pedagogisti, psicologi ed esperti familiari.
È creatrice del primo protocollo di Parent Coaching in Italia.
Scrive per la nota rivista Coach Mag - il Magazine del Coaching e della Formazione.
Per il suo lavoro di divulgazione anni fa fu chiamata a parlare alla conferenza internazionale del TedX. E' proprietaria dei marchi registrati e dei siti originali www.parentcoaching.it e www.educationalcoaching.it
Tiene corsi on line e in tutta Italia.
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